Il Principe delle Tenebre

IL PRINCIPE DELLE TENEBRE

di Fabio Traversa 

Il Principe delle Tenebre è ispirato al racconto popolare italiano di tradizione orale Naso d’Argento della raccolta Fiabe Italiane di Italo Calvino di cui ad ottobre ricorre il centenario della nascita.  Temi e significati profondi presenti nello spettacolo ripercorrono i meccanismi classici e ricorrenti della fiaba: la quotidianità insoddisfacente dell’inizio della storia, l’imprevisto, il cambiamento, il pericolo, il viaggio dell’eroe – qui la più giovane delle sorelle – che supera la prova grazie alla sua arguzia e ad un suo certo calibro umano.

Lo spettacolo fa riferimento alle misteriose atmosfere dell’espressionismo cinematografico tedesco con il bianco e nero dei costumi, le linee distorte delle scene (che ricordano Nosferatu di Murnau e Il Gabinetto del dottor Caligari di Wiene) ma presenta anche aspetti di leggerezza da commedia con un dialogo sobrio ma sempre brillante (con citazioni da Frankenstein Junior di Mel Brooks).

 Parlando di un personaggio a metà strada tra un Barbablù e un vampiro che vive dell’energia del femminile, nel nostro spettacolo è implicitamente presente il tema dell’affrancamento dal potere maschile e il tema della solidarietà fra donne. E della loro capacità di sottrarsi alle prepotenze.

Sinossi

Un ricco gentiluomo, un principe pallido e solitario con uno strano naso d’argento, assume come domestiche le tre figlie di una povera lavandaia.

Una dopo l’altra, le giovani donne sono attratte nel suo castello dal sogno di una nuova vita. Ma la piccola Lucia, la più giovane e sensibile delle tre, intuisce che non tutto è come sembra e sospetta che il principe nasconda un oscuro segreto.

Al castello, le giovani donne non resistono al divieto di entrare nell’unica stanza proibita. E d’altra parte, come potrebbero le tre sorelle non essere attratte da una stanza in cui non si può entrare, una mela che non si può mangiare.  Il divieto rende desiderabile ciò che non si può fare.

La trasgressione è piena di promesse.

Naso d’Argento è, a sua volta, attratto dalle ragazze, sente un bisogno straziante di vitalità. Prova un acuto e doloroso desiderio di innocenza e di prospettive, ma lo stato nascente non fa per lui che si sente mai nato o già morto, un fiore appassito. La luce lo attrae ma al tempo stesso la teme. La luce rivela, e lui non vuole essere visto.

Nel profondo, si sente mostruoso e “la stanza proibita” è il suo cuore, la sua anima nera che vuole tenere nascosta e da cui, nello stesso tempo, vorrebbe fuggire. Sembra provare un intenso sollievo, anche se misto a vergogna, quando Lucia lo “vede” e lo “tocca”, percependo il pallore e la freddezza della sua mano.

Una stella di luce su cui, ormai solo, Naso d’Argento danza, lascia perplessi sulla sua sorte. Si lascerà riscaldare dalla luce o evaporerà come il Nosferatu di Murnau?

 Lo spettacolo parla dell’animo delle persone: di sentimenti estremi in contrasto in ognuno di noi e della crescita nell’eterna lotta fra il bene e il male:

  • La prepotenza e la sudditanza al potere
  • La tentazione di cedere alle lusinghe di false promesse e la saggezza di resistervi
  • Il conflitto (anche personale) fra il bene e il male
  • Il vampirizzare l’energia vitale degli altri, le figlie della lavandaia nella storia
  • L’arroganza presuntuosa che viene irrisa e facilmente vanificata, rivelando la sua inconsistenza
  • La possibilità di cambiare (come scelta)

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